giovedì, febbraio 22, 2018

Tornando a bomba...1894


    La prima squadra di Torino

Autunno tedesco

Visto che spesso mi si accusa di scrivere solo del Toro (o al massimo di parlar male della mia Santippe), mi permetto di condividere una recensione ad un libro che ho finito di leggere da poco, grazie ai miei viaggi culturali gentilmente offerti da SADEM.

E' inutile dire che gli amici gobbi che abbisognano di delucidazioni in merito, onde seguire a grandi linee il filo del discorso, possono contattarmi in privato.

Scopriranno eventi incredibili e sconosciuti, ma di un certo interesse. Poi potranno tornare agli scritti di Higuain, ma con maggior consapevolezza.

AUTUNNO TEDESCO (Tysk höst 1947) di S.Dagerman

Stig Dagerman si recò alla fine del 1946 in Germania, visitando parecchie città distrutte dalla guerra e vi rimase per un paio di mesi. Fece poi ritorno in patria, in Svezia, per poter riflettere e scrivere e non "abituarsi" a vedere una sequenza ininterrotta di macerie e di persone sofferenti, un aspetto – l’abitudine - che avrebbe probabilmente inficiato i suoi resoconti.

Dagerman, morto suicida il 5 novembre del 1954, era anarchico e, partendo da una posizione non ideologica né preconcetta, scrisse un reportage giornalistico - anche se lui non si definiva certo un giornalista, non a caso dice a pag 132: "Il giornalismo è l'arte di arrivare tardi il più in fretta possibile. Io non la imparerò mai" -  che ha il valore di opera letteraria.

Lo scrittore svedese, riesce a mettere in luce aspetti incredibili delle vicende post-belliche tedesche (la farsa dei processi di de-nazificazione, la possibilità di "acquistare" da un ebreo una artefatta testimonianza favorevole negli stessi ecc) e paradossi politici (le pretese nazionalistiche del socialdemocratico Kurt Schumacher che avevano il pieno appoggio degli "ex" nazisti).

Per la sua onestà intellettuale e la vicinanza umana alle sofferenze raccontate, senza per questo in alcun modo sminuire le responsabilità dei tedeschi nello scatenare e condurre una guerra spietata (episodio del ponte di transenne ricoperto, per scherno, di corpi nudi di russi uccisi dalla Wehrmacht) fu duramente criticato. 

La sua grande sensibilità emerge chiaramente nei suoi articoli che in ogni caso risultano asciutti e non si dilungano inutilmente in descrizioni superflue, gli permette di fare una riflessione, e siamo nel 1946, su una questione che, nei successivi 70 anni, ossia fino ad oggi, è stata molto dibattuta e risulta ancora complessa, scrivendo parole illuminanti: perché i sopravvissuti ai campi di concentramento non vogliono ricordare?

Dagerman scrive profeticamente: "La sofferenza, una volta sofferta, non deve più esistere. Questa sofferenza era sporca, disgustosa, bassa e meschina, e per questo non si deve né parlarne né scriverne. La distanza è troppo breve tra la poesia e la più grande delle sofferenze; solo quando diventerà un ricordo purificato i tempi saranno maturi." 
(pagina 124).

Gli articoli furono raccolti ed emendati nel libro che uscì nel 1947, solo a fine anni 70 iniziò ad essere tradotto all’estero, in Germania, Francia ecc in Italia arrivò, ahimè, solo a fine anni 80.


Leggete questo capolavoro.

Torino, Edizioni Lindau, 2007 
(con il saggio di Fulvio Ferrari, L'arte di arrivare troppo tardi il più in fretta possibile). 

giovedì, febbraio 01, 2018

Chi non salta insieme a noi cos'è?

Campionato nazionale under 17
Domenica 27 gennaio 2018 un Toro primo in classifica travolge la Juventus 4-1.
A fine gara i Ragazzi del Toro esultano così:



Grazie Ragazzi!
Vi vogliamo così!
FVCG